31 gennaio 2006

Ecco perché ha vinto Hamas, DA "LIBERAZIONE", 31 gennaio 2006

La travolgente vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi era da lungo tempo annunciata. E' un terremoto politico ed una trasformazione, per ora nella massima legalità, del Movimento di Liberazione della Palestina. L'Olp non è più l'unico e legittimo rappresentante del popolo palestinese. Hamas, che non ha mai fatto parte dell'Olp, è stato eletto democraticamente dalla popolazione palestinese residente nei territori ancora occupati militarmente da Israele, ora dovrà governare e fare i conti con la complicata vicenda della gestione quotidiana. Hamas, movimento politico religioso, ha sempre trattato da traditori i firmatari dell'accordo di Oslo ed ha praticato in questi anni una politica di servizi sociali e di aiuti economici alla popolazione conducendo nello stesso tempo una resistenza armata che ha avuto gli attentati suicidi contro i civili israeliani la più tragica espressione.
Le motivazioni dello stravolgente successo di Hamas sono molteplici, esterne e interne alla Palestina. La comunità internazionale si è meravigliata, ed ha minacciato di tagliare i fondi al nuovo governo palestinese. Hamas è nella lista stilata dagli Usa e accettata dall'Unione Europea delle organizzazione considerate terroriste. Ma questa minaccia fatta prima, e ripetuta dopo i risultati delle elezioni ha solo il potere di rafforzare Hamas, perché i palestinesi hanno capito in questi anni e lo hanno ripetuto molte volte, soprattutto agli europei che non mancano mai di far pesare la loro generosità, che è di una soluzione politica che hanno bisogno. Che non ne possono più di vivere alla mercè dell'esercito israeliano. Chiedono di avere un po' di giustizia e di poter vivere in libertà e con dignità nella loro terra.
I giovani di Gaza che sventolavano bandiere verdi, gialle, rosse, a noi, osservatori elettorali, lo dicevano sorridendo: vogliamo essere liberi, vogliamo l'indipendenza.
La Comunità Internazionale ha la massima responsabilità nel non avere voluto/saputo risolvere il conflitto e dare così spazio a forze religiose. Sempre più spesso ci si chiede se tutto ciò non sia voluto, basta vedere i risultati delle politiche cosiddette occidentali a partire dalla ex Juguslavia alla prima guerra del Golfo e alla dichiarazione di Bush sullo scontro di civiltà. Nazionalismi e identità religiose ortodosse si sono affermate contro la visione laica e secolare della politica e degli Stati. Nella situazione specifica del conflitto israelo-palestinese, nessuno ha fatto pressioni sufficienti per fare applicare da Israele gli accordi firmati con l'Olp nel lontano 1993, né tantomeno le risoluzioni dell'Assemblea e del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L'assassinio di Rabin da parte di un fondamentalista ebreo e la successiva vittoria di Nethaniau sono state il segnale della deriva del processo di pace e degli accordi di Oslo a cui non si è voluto dare ascolto.
E' fin dalle prime violazioni degli accordi da parte del governo israeliano che molti dirigenti palestinesi, tra i quali lo stesso Arafat ma ancor più Faisal Husseini, leader amato e rispettato da tutti i palestinesi, ogni volta che incontravano leader europei lanciavano un appello: non lasciateci soli a negoziare con il governo israeliano, loro sono forti e noi deboli, loro occupano le nostre terre militarmente. Noi abbiamo messo nel cassetto i nostri sogni, quello di abitare la Palestina storica, dove, prima della dichiarazione di Balfour, ebrei, cristiani, musulmani, vivevano insieme. Il 15 novembre del 1988 abbiamo sancito di volere uno Stato in coesistenza con lo stato d'Israele, non sui confini della spartizione dell'Onu del '47, ma sui confini delle terre occupate nel 1967, il 22% della storica Palestina. Fate in modo che la sfida che noi abbiamo accettato possa dare dei risultati, fate pressione su Israele affinché porti avanti il ritiro dai territori. Se continua in questo modo, se Israele continua ad occupare e confiscare le nostre terre, se aumenta la presenza dei coloni, se aumentano i check point e la separazione dei palestinesi dentro le enclaves, noi non avremo la pace. La sconfitta dell'autorità palestinese e le forze che verranno al potere saranno fondamentalisti religiosi, non partiti secolari come quelli che noi rappresentiamo.
Faisal Husseini, la cui improvvisa morte è stata una perdita di grande peso per il popolo palestinese, era molto più esplicito di Arafat. Ricordo che in una conversazione con altri parlamentari europei, disse, ed eravamo agli inizi del 2001, che l'Europa doveva fermare Sharon e il suo piano di distruzione dell'autorità palestinese perché se ci fosse riuscito, Hamas avrebbe preso il potere e lui non voleva che sua figlia un giorno fosse costretta a portare il velo o che lui stesso perdesse i suoi diritti individuali.
Oggi la grande minaccia è realtà. Hamas ha vinto le elezioni che si sono svolte, da parte palestinese, nella massima correttezza procedurale e senza violenze, come del resto le altre elezioni nazionali: quelle del '96 che hanno sancito la nascita di un Consiglio legislativo palestinese secondo gli accordi di Oslo, ma non uno Stato palestinese e quelle che hanno scelto Mahmoud Abbas presidente. In quelle elezioni e in queste odierne, gli osservatori internazionali hanno potuto apprezzare oltre che la forte presenza delle donne, la competenza e l'organizzazione dei seggi elettorali e le stesse campagne elettorali portate avanti con comportamenti da fare invidia sicuramente a noi italiani. Niente brogli. Intimidazioni e boicottaggi sono invece venuti da parte israeliana, arresti di candidati, impedimento a muoversi e a fare campagna elettorale non solo a Gerusalemme est ma tra un paese e l'altro dei territori, assassinii mirati come a Gaza. Il giorno 23, due giorni prima del voto, uccidendo un militante del Fronte Popolare che guarda caso è diventato il terzo gruppo politico dopo Hamas e Fatah nelle liste nazionali. E i palestinesi non finiscono mai di sorprendere. In queste elezioni persino la plateale violazione di una norma della legge elettorale, che proibisce il giorno delle elezioni di essere davanti ai seggi a fare propaganda per candidati o a esporre i simboli o bandiere, veniva vissuta e spiegata come un espressione della democrazia e della volontà unitaria del popolo palestinese a fare delle elezioni un vero processo democratico. «Guarda - mi dicevano - io ho il cappello di Hamas e la bandiera verde, accanto a me c'è Fatah con la sua bandiera gialla e la bandiera palestinese, accanto a Fatah, c'è la bandiera rossa del Fronte Popolare e poi tutti gli altri che distribuiscono indicazioni di voto. Siamo qui insieme senza nessuna tensione, stiamo festeggiando le nostre elezioni».
Ora Hamas ha vinto e dovrà governare, i suoi dirigenti non vogliono farlo da soli, hanno chiesto di farlo con il tanto odiato Fatah e altri. Mahomoud Zahhar, quando lo abbiamo incontrato a Gaza la sera prima del voto, era stato molto diretto: «Nella nostra lista a Gaza appoggiamo tre indipendenti, uno di loro cristiano, siamo per il pluralismo. Non riconosceremo Israele fino a quando Israele non riconoscerà noi, possiamo continuare il cessate il fuoco, lo stiamo rispettando fin da quando abbiamo fatto l'accordo con Mahoumud Abbas nel 2004, lo abbiamo fatto malgrado gli assassini mirati, ma il governo israeliano deve cessare gli attacchi contro la nostra popolazione, smetterla di bombardarci e di ucciderci. La gente voterà per noi perché in questi anni siamo stati tra di loro, abbiamo fatto scuole, ospedali, abbiamo aiutato la popolazione mentre i leader di Al Fatah si arricchivano e la corruzione diventava sistema».
La corruzione è diventata la parola magica e demagogica, dietro la quale si nascondono le responsabilità reali. Indubbiamente esiste, ma non è vero che tutti sono corrotti e tutti si sono arricchiti. Ed è vero che anche dall'interno di Al Fatah sono venute le prime critiche. Dire che in questi anni non è stato fatto nulla e i soldi sono stati intascati dai veri leader è chiaramente un falso. Gli aiuti dell'Unione europea secondo le indagini volute dal Parlamento Ue e condotte dall'Olaf sono stati usati per la realizzazione dei progetti per i quali i fondi erano stati designati.
Dalla provocazione di Ariel Sharon sulla spianata delle Moschee, e con gli attacchi militari israeliani ben 330 milioni di euro impiegati nelle diverse infrastrutture palestinesi sono stati distrutti dagli attacchi israeliani. Le enormi spese per le forze di sicurezza sono state volute dalla comunità internazionale e dal bisogno di trovare una collocazione alle migliaia di giovani che hanno partecipato alla lotta di liberazione nazionale.
La politica di Sharon, ma anche di Barak e Peres è stata quella di fare tabula rasa dell'autorità palestinese, prima con Arafat e poi con Mahoumud Abbas, sia quando formò il governo dal quale si dimise che da Presidente. «Non ci sono partner per la pace», hanno continuato a ripetere mentre costruivano il Muro di annessione territoriale, definendo in modo unilaterale, come ha ribadito il nuovo leader del Kadima, Ehud Olmert, nella recente conferenza di Hertzilya, i confini israeliani, «che tengono conto della demografia».
Nessuna responsabilità di Al Fatah quindi? No, indubbiamente enormi, in primo luogo il fatto di credersi unici e insostituibili, senza rendersi conto del distacco che il loro modo di gestire il potere creava con la popolazione e con gli stessi aderenti di Al Fatah, molti dei quali hanno votato Hamas. Non si sono mai affrontati seriamente i problemi che emergevano tra una direzione pur sempre palestinese che tornava in Palestina dopo aver pagato per la scelta di lotta l'esilio, ma che assumeva il potere nella diffidenza di chi aveva vissuto sotto l'occupazione militare israeliana dall'interno dei territori.
La popolazione palestinese non è mai stata chiamata a partecipare in modo continuo alle scelte difficili che si sono dovute fare. Anche Arafat si rivolgeva alla popolazione per ribadire le grandi affermazioni di principio, ma senza dare responsabilità e coinvolgere la popolazione nella costruzione quotidiana di uno stato che ancora non c'è. Abuso di potere, nepotismo, corruzione hanno fatto la loro parte insieme al fallimento del processo di pace, che Israele ha definitivamente bloccato con la decisione del ritiro unilaterale da Gaza. Altra illusione ben presto franata dal controllo israeliano, malgrado la presenza europea a Rafah e dell'inviato speciale Wolfhenson, sulla mobilità delle merci e delle persone e sull'aumento dei coloni nella Cisgiordania. Il giorno dopo le elezioni a Gaza nel check point delle merci, tonnellate di pomodori sono andati distrutti.
Oggi Fatah deve fare i conti con una sconfitta e finirla con l'occupazione del potere. Finora, forse ha giocato la sorpresa e lo shock, la reazione è stata quella di un normale paese democratico. Fatah dice di essere pronto ai passaggi di potere in modo pacifico e di riconoscere la volontà espressa dalle urne. Il presidente Abbas non intende rassegnare le dimissioni, del resto non richieste da Hamas, e, nel suo discorso ha ribadito la scelta della pace e del negoziato e di voler mantenere i poteri che gli sono conferiti dalla legge, tra l'altro la direzione delle forze di sicurezza. Ed è proprio da parte dei servizi di sicurezza che viene la protesta più forte, anche Dahlan ora parlamentare eletto a Khan Yunis, ha dichiarato minacciosamente che le forze di sicurezza non devono essere toccate.
Quando alcuni delle forze di sicurezza sono entrati nel Consiglio legislativo palestinese a Ramallah, gridando contro il comitato centrale di Al Fatah e reclamandone le dimissioni, manifestavano anche contro Hamas che il giorno prima aveva innalzato la bandiera verde sul davanzale della sede del Consiglio e uno dei giovani di Al Fatah ha dichiarato che lui era entrato per rimettere al suo posto la bandiera palestinese e non quella di Hamas o di Al Fatah. Ma proprio le forze di sicurezza, con la loro tracotanza e conflitti interni sfociati in sparatorie ed uccisioni ha contribuito non poco allo scollamento della popolazione verso Fatah e al voto per Hamas. Adesso tutti temono che Hamas licenzi migliaia di dipendenti e dirigenti pubblici sostituendo i propri aderenti a loro. E questo sarà un test importante per Hamas.
Non ritengo che il voto ad Hamas sia la scelta di un fondamentalismo religioso e dell'islamizzazione della società palestinese, è un voto legato, più che alla religione, alle condizioni di vita, alla tragedia quotidiana dell'occupazione militare, delle umiliazioni ai check point, della mancanza di libertà, di lavoro. E' un voto di protesta e critica all'occupazione del potere del più grande partito dell'Olp, Al Fatah e una sfida alla comunità internazionale.
E' stato un voto per il cambiamento di una popolazione che dagli accordi di Oslo invece di vedere la nascita di uno stato palestinese ha visto la crescita degli insediamenti ed una autonomia nelle sue grandi città che divide palestinesi da palestinesi, ha visto crescere un muro che annette terra allo stato di Israele, e continua a vedere migliaia e migliaia di palestinesi nelle carceri israeliane.
Ma il pericolo di una deriva religiosa c'è ed è per questo che la società civile palestinese, quella che abbiamo conosciuto in tutti questi anni, deve uscire nuovamente allo scoperto sui diritti civili. A Qalqilya, dove peraltro ha vinto Fatah, il nuovo sindaco di Hamas ha già impedito i festival di musica che si tenevano da anni. Da queste elezioni escono malissimo le forze democratice e laiche che pagano anche loro la separazione dalla popolazione e la tradizione di una sinistra che non riesce a trovare l'unità e un progetto comune. Chissà che anche per loro la vittoria di Hamas sia portatrice di un risveglio politico e culturale.
Inizia una nuova grande sfida: l'Unione europea e la comunità internazionale sono chiamati a riconoscere il legittimo governo palestinese, e fare pressioni su Hamas perché entri definitivamente nel gioco democratico, persegua la tregua militare riconoscendo le risoluzioni delle nazioni Unite e vada al tavolo del negoziato che non c'è non per volontà palestinese ma per volontà israeliana. Non si aspetti il risultato delle elezioni israeliane per fare pressioni su Israele che palesemente viola ogni legalità internazionale, si agisca subito. Dopotutto il Likud quando vinse le elezioni nel 1977 veniva accusato dai laburisti di essere il partito dei terroristi delle bande dell'Irgun e dello Stern.

Porto Alegre 2006, Un Altro Mondo è possibile, ma fa paura



PERCHE', NONOSTANTE L'AFFLUENZA DI UN NUMERO INCREDIBILE DI PERSONE, NESSUNO PARLA DEL FORUM DI PORTO ALERGRE 2006?

Tutti i fasci di Forza Italia, da "Il Manifesto" 31 gennaio 2006

Tutti i fasci di Fi
Rauti e la Fiamma con Forza Italia
A. CO.
Non è per difendere a tutti i costi i ragazzi neri delle curve e i loro infamissimi striscioni, ma come si fa a non chiedersi perché l'unanime scandalo che li bersaglia magicamente si dissolva quando dallo stadio si passa all'emiciclo della camera dei deputati. Silvio Berlusconi ha arruolato da poco Pino Rauti, già fondatore di Ordine Nuovo, poi effimero segretario del Msi anti-Fiuggi. Entusiasta del Cavaliere il nerissimo Pino contesta solo le sue posizioni pro-Israele. Posizione per molti versi comprensibile, ma dati i suoi trascorsi e i suoi numerosi scritti è lecito chiedersi se a dettarla non sia anche un certo antisemitismo, mai dissimulato. Non vuol mandare ai forni i tifosi della Lazio e del Livorno. In compenso, ove mai la Cdl vincesse le elezioni, avrebbe voce in capitolo e qualche potere di ricatto sulle scelte di governo. E' un po' peggio dell'inalberare striscioni, per quanto criminosi, ma nessuno se ne scandalizza troppo. Passi poi per Alessandra Mussolini, che sembra considera il fascismo una questione di famiglia, «no, il nonno non me lo tocchi», c'è da chiedersi però se nella sua Alternativa sociale, pur depurata dell'impresentabile Adriano Tilgher, figurino personaggi molto migliori di quelli che affollano la curva. Quanto a nazismo e antisemitismo orgogliosamente sbandierato nessuno è secondo a Maurizio Boccacci, già leader dei naziskin locali, oggi figura di spicco nella Fiamma tricolore di Luca Romagnoli (sino a qualche tempo fa considerato l'«erede» di Pino Rauti, dal quale si è poi affrancato per questioni più di potere che d'ideologia).

L'accordo tra Forza Italia e il movimento di Romagnoli e Boccacci non è ancora stretto. Arcore vorrebbe accorpare tutti gli eredi di Salò in un unico cartello, impresa ardua data la proverbiale litigiosità dei suddetti eredi. Sotto banco proseguono però ben avviate trattative per far posto ai nazisti nelle liste azzurre (otto per Romagnoli, solo due per donna Alessandra secondo le quotazioni di ieri, ma la partita è ancora tutta aperta). Certo, Arcore eserciterà il suo potere di veto, filtrerà le candidature secondo i criteri della massima presentabilità e il semaforo verde a uno come Boccacci non lo darà mai. Ma si tratta di un trucchetto e nulla più. I nazisti, oltre che allo stadio, si accingono a comparire nel partito azzurro.

«In Iraq marines-rapitori» , da Il Manifesto 28 gennaio 2006



L'esercito degli Stati uniti ha arrestato in almeno due occasioni mogli di sospetti militanti della guerriglia irachena per cercare di convincere i combattenti-mariti a consegnarsi per ottenere la scarcerazione delle donne. Lo hanno rivelato documenti ufficiali statunitensi, resi pubblici ieri dal Pentagono su richiesta della American civil liberties union (Aclu) e di cui la Associated Press ha potuto prendere visione. In uno dei casi scoperti, un'unità speciale arrestò una giovane madre di tre figli, uno dei quali di non più di sei mesi, nonostante l'opposizione di un funzionario civile del Pentagono. Il fatto sarebbe avvenuto a Tarmiya, a nord est di Baghdad, il 9 maggio 2004. Si tratta di fatti che, se confermati, sono da equipararsi a veri e propri rapimenti, una violazione patente delle più elementari regole che il diritto internazionale stabilisce siano rispettate durante i conflitti. Prima del raid, i membri della Task Force (TF) 6-26 avrebbero discusso se prendere in ostaggio la moglie dell'uomo che miravano a catturare, nel caso questa fosse stata presente. Nonostante le obiezioni del funzionario civile del Pentagono - riferisce il testo fatto venire a galla dall'Aclu - questo sarebbe puntualmente avvenuto e la donna sarebbe stata tenuta in prigione per due giorni fino a che il medesimo funzionario protestò vivacemente per la sua detenzione. Un altro episodio risale al giugno 2004 ed è documentato da alcune e-mail scambiate tra sei colonnelli dell'esercito, e-mail in cui si parla chiaramente dell'ipotesi di arrestare le mogli per arrestare i mariti. Intanto Braeunlinch e Thomas Nitzschke sono ricomparsi ieri dagli schermi di al Jazeera. Inginocchiati, con alle spalle quattro uomini mascherati e armati di mitra, il filmato dei due ingegneri tedeschi sequestrati martedì a Baiji, cittadina del nord dell'Iraq a 180 chilometri da Baghdad, è stato trasmesso senz'audio, ma secondo l'emittente panaraba i due avrebbero richiesto l'aiuto di Berlino per assicurare la propria liberazione. Non lascerebbe ben sperare il nome del gruppo che dice di averli sequestrati e il cui filmato amatoriale è datato 24 gennaio, quando è avvenuto il rapimento.

La sigla «Brigate di Ansar al Tawid Wa Sunna» richiama anzitutto concetti cari ai gruppi islamisti più radicali. Al Tawid wal Jihad è la sigla sotto la quale iniziò ad operare in Mesopotamia il terrorista giordano Abu Musab al Zarqawi, ritenuto «l'emiro» di al Qaeda a Baghdad. Inoltre a Dusseldorf, in Germania, lo scorso ottobre è terminato un lungo processo - denominato proprio «al Tawid» - che ha visto condannati due giordani ritenuti responsabili d'aver pianificato attentati contro discoteche gestite da ebrei.

Nello stesso tempo il video mandato in onda ieri è simile a quello che, qualche giorno fa, ha testimoniato della cattura di Jill Carroll, la giornalista statunitense del Christian science monitor: non particolarmente drammatico, senza alcuna richiesta esplicita fatta fare agli ostaggi da parte dei rapitori, sembrerebbe un semplice segnale di apertura della trattativa. Il ministro degli Esteri di Berlino, Frank-Walter Steinmeier, ha affermato che è stato già stabilito un contatto con i sequestratori e che sono stati proprio i rapitori a farsi vivi. Secondo alcune fonti il riferimento è a possibili richieste contenute nel filmato, anche se al Jazeera ha smentito che nel video vi sia alcuna domanda da pare del gruppo di sequestratori. Steinmeier ha comunque lanciato loro un appello per la liberazione dei due connazionali, impegnandosi a non fare nulla che possa mettere in pericolo la vita dei prigionieri. «Ci comporteremo in maniera assennata», ha assicurato il capo della diplomazia tedesca. «Questo sono in grado di promettere, a nome del mio governo. Rinnoviamo il nostro appello affinché i due uomini siano rimessi in libertà immediatamente».

Si attendono ancora sviluppi per la vicenda di Jill Carroll, la 28 free lance che al momento della sua cattura lavorava per il quotidiano di Boston. I suoi rapitori, sempre dagli schermi di al Jazeera, avevano chiesto la liberazione di tutte le detenute. Ieri però la madre di una delle donne rilasciate giovedì ha smorzato la speranza dei parenti della Carroll dichiarando che il rilascio del gruppo di donne non è da mettere in relazione al sequestro della reporter Usa.

30 gennaio 2006

www.coolstreaming.it, dal Blog di Beppe Grillo

Oscuriamo la Cina!


In Rete sta girando lo slogan: "FATE SKYFO" indirizzato a SKY di Murdoch che ha chiesto la chiusura di due portali: coolstreaming.it (80.000 utenti) e calciolibero.com.
I portali sono stati chiusi dalla Guardia di Finanza e i gestori dei siti inseriti nel registro degli indagati per violazione delle norme sui diritti d’autore per aver consentito la visione delle partite del campionato italiano di serie A e di serie B.

Le partite sono in realtà rese visibili da siti cinesi.

Come funziona il sistema:
il canale televisivo cinese CCTV trasmette in chiaro in Cina le partite;
Synacast, società di capitali cinese, invia il segnale su Internet, sembra in accordo con CCTV.
Risultato: le partite del campionato italiano comprate da CCTV sono in rete e si possono vedere in tutto il mondo con applicazioni P2P, applicazioni che consentono lo scambio di informazioni in rete.

E’ chiaro che bloccare due siti italiani non serve a nulla.

Bisogna allora oscurare la Cina.
Ed è questo che sembra stia avvenendo con delle richieste agli internet provider italiani.
Se poi le partite fossero messe in rete anche dalla Mongolia e da Taiwan si oscureranno pure quelle nazioni?
E’ come se Mediaset comprasse delle partite di baseball americano e chiedesse all’FBI di oscurare Cuba per impedire di vederle sulla Rete.

I governi sono ormai superati dalle multinazionali.

Ferrante ha vinto


Peccato, sarebbe stata una delle poche oasi felici in Italia. Nonostante ciò, si continuerà a lottare per far capire alla gente che continuare a sostenere burocrati della politica, svergognati dai fatti emersi, solo per dare un voto contro a Berlusconi, trascurando realtà sincere e vicine al popolo come quella di Dario Fo, non migliorerà affatto la nostra situzione.
Siamo estremisti = perchè estremismo per noi vuol dire: nessun compromesso che mini la libertà, la salute e i diritti delle persone.
NOI NON SIAMO MODERATI!!!!

29 gennaio 2006

L'EREDITA' DI KEN SARO WIWA, da ManiTese, dicembre 2005


Ken Saro Wiwa era un grande poeta, ma soprattutto in infaticabile attivista per i diritti umani. Un uomo che aveva deciso di lottare contro i soprusi che la Shell e il governo dittatoriale nigeriano stavano imponendo alla sua popolazione: gli Ogoni.
Con il suo impegno e la sua determinazione, Saro Wiwa fondò il MOSOP, il Movimento per la sopravvivenza del popolo ogoni. Il 4 maggio 1993, in occasione della giornata delle popolazioni indigene proclamata dalle Nazioni Unite, riuscì a far scendere per le strade dell’Ogoniland, sul delta del Niger, oltre 300.000 persone. Uomini, donne e bambini che, cantando canzoni di protesta, dichiararono la sussidiaria della Shell in Nigeria “persona non grata”. Un vero affronto per le elite politiche nigeriane, che fin dal boom del petrolio all’inizio degli anni ‘70 avevano considerato i giacimenti del Delta del Niger come una sorta di proprietà privata, da sfruttare a proprio piacimento. La Shell e le altre compagnie petrolifere, infatti, furono subito incoraggiate ad occupare il territorio, al fine di portare avanti le loro attività estrattive, senza peraltro pagare le dovute compensazioni ai legittimi proprietari o tenere in debita considerazione i possibili rischi ambientali.
Ken Saro Wiwa pagò con la vita la sua sfida al governo nigeriano. Dopo essere stato arrestato nel 1994, sulla base di ridicole accuse di omicidio, e aver subito un processo farsa, il 10 novembre di dieci anni fa Saro Wiwa fu impiccato nel cortile della prigione di Port Harcourt. Questo evento ha scatenato la più grande campagna globale della storia contro una multinazionale, la Shell.
Adesso Ken Saro Wiwa è un simbolo di tutte quelle popolazioni che si battono per rivendicare i propri diritti e per preservare le proprie terre dalla devastazione ambientale, prime fra tutte le altre popolazioni del Delta del Niger, ancora alle prese con le devastazioni socio-ambientali causate dalle tante multinazionali operanti nella zona, tra le quali spicca anche l’Eni.
Eppure lo scorso luglio, nei giorni del G8 tenutosi in Scozia, i paesi ricchi hanno chiesto alla Nigeria di estrarre più barili di petrolio, così da abbassare il prezzo del greggio. Secondo un recente studio, condotto da autorevoli Ong ambientaliste, dal titolo Drilling into Debt, l’aumento della produzione e dell’esportazione di petrolio per un paese in via di sviluppo comporta un considerevole accrescimento del suo debito. Il rapporto prova come, contrariamente al senso comune, un raddoppiamento del debito dei paesi produttori pari al 43% del loro Pil, e un incremento del servizio sul debito di ben il 31%. Prendiamo il caso della Nigeria: in base ai trend del passato possiamo prevedere che, qualora il governo di quel paese confermi la sua volontà di estrarre il 160% di petrolio in più entro il 2010, nei prossimi sei anni il debito nigeriano sia destinato a gonfiarsi di circa il 69% (pari a 21 miliardi di dollari).
Ma quali sono le cause di questo circolo vizioso? Sicuramente l’estrema volatilità del mercato del petrolio e il fatto che i paesi produttori tendano ad introdurre delle politiche fiscali errate, basate su una spesa eccessiva, e ad accedere massicciamente al credito messo a disposizione ben volentieri da parte dei creditori del Nord del mondo.
A questi fattori vanno aggiunti pure gli incentivi strutturali per gli investimenti diretti nel settore petrolifero forniti dalle istituzioni multilaterali e bilaterali, come la Banca mondiale e le agenzie di credito all’esportazione.

“Un antidoto contro il virus moderato”, rilasciata da Dario Fo a “Il Manifesto” del 28/01/2006


Basta sviolinate. A poche ore dal voto Dario Fo parla di “gara” e dice che lui è diverso da “loro”. Loro sono i Ds, “un problema” non solo per Milano, e l’altro è Ferrante, “un candidato che non entra mai nel merito delle questioni, e quando non le evita dice le stesse cose che dico io, ma le dice il giorno dopo”.

MA SE HA DIFESO ANCHE IL LEONCAVALLO SOTTO SGOMBERO…Si è messo l’eschimo, l’hanno visto con Marcos! Ferrante di colpo sta con il Leoncavallo, un’operazione propagandistica per arraffare qualche voto. Sono preoccupato per il linguaggio e lo stile adoperato, un conto è acquisire coscienza dei problemi, un altro è cavarsela con dichiarazioni a mezzo stampa.

STAI ATTACCANDO PESANTEMENTE L’UNIONE.Ho approfondito diverse questioni, ho coinvolto urbanisti, sono andato a Londra per studiare soluzioni per il traffico, non è che voglio il copyright ma quando io espongo le mie idee loro se ne appropriano spudoratamente. Io entro nel merito della scandalosa gestione dell’Atm che non deve essere un’azienda che produce utili ma deve concepirsi come un bene pubblico, e il giorno dopo loro se la cavano con un titolo. Io, Davide Corridore e Milly Moratti abbiamo detto un no secco ai diversi progetti urbanistici scellerati su cui ci saranno speculazioni incredibili. Ferrante no.

STAI DICENDO CHE NON SI SCHIERA CONTRO I POTERI FORTI?Ferrante non partecipa ai convegni, non si schiera contro i mostruosi grattacieli che sono in progettazione, non dice nulla contro la costruzione di nuoci garage, ormai nelle più evolute città del nord non si sognano nemmeno di costruire garage in città

DA SINDACO, E DA SUBITO, COSA FARESTI PER RISOLVERE IN PARTE IL PROBLEMA DELLA MOBILITA’ URBANA?Ridisegnerei il percorso di tram e autobus, restringerei le possibilità di parcheggio, aumenterei di molto il numero dei mezzi non inquinanti. I soldi si troverebbero. L’Atm ha accumulato milioni di utili e poi se li è giocati in borsa, perdendoli. Con i proventi della pubblicità realizzano guadagni mostruosi, devono smetterla di ragionare come un’impresa. Se utilizziamo più mezzi sono convinto che i cittadini sarebbero disposti a lasciare a casa l’auto. Con un piano come questo a Londra i passeggeri sono passati da 4 a 6 milioni al giorno, i londinesi hanno riscoperto la bicicletta, lo smog è diminuito. Nessuno parla di questo, tutti lanciano generici proclami contro il traffico e basta.

DOMANI COME VA A FINIRE?Tutto dipende dall’intelligenza dei cittadini, specialmente dei giovani. Spero che non si facciano influenzare dalle sviolinate, loro stanno solo bluffando.

COS’HAI IMPARATO IN CAMPAGNA ELETTORALE?Tantissimo. Ho conosciuto le periferie, ho visto la disperazione di chi sta ai margini. I Ds nel tempo hanno perso tanti compagni perché hanno deluso queste persone con la loro politica dell’inciucio, del tirare a campare, del moderatismo come stile di vita. Bisogna avere il coraggio di cambiare marcia.

SE NON CE LA FAI?Spero che non si preoccupino solo si prendere il potere, Milano è già disastrata, disorientata, triste. Comunque vada, voglio vedere cosa potrò continuare a fare, mi confronterò sempre con loro.

27 gennaio 2006

IO NON SONO MODERATO!!!! DARIO FO SINDACO DI MILANO







Se cercate un moderato, state attenti a votare per me
Perché con me si rischia!
Ma veramente volete un sindaco moderato?
Il moderato è forte con i deboli ma debole con i forti.
Il moderato finge di risolvere i problemi senza affrontarli.
Il moderato chiude un occhio sulle speculazioni edilizie.
Il moderato caccia gli inquilini dalle case in centro
E poi le rivende ai magnati della speculazione.
Il moderato trasforma in ghetto la periferia.
Il moderato accetta una scuola per i ricchi e una per i poveri.
Il moderato lascia intristire la città, e applaude ai grattacieli, dove non si vedono
Bambini che giocano e gente che pedala un bicicletta.
Il moderato teme di dispiacere ai cittadini che contano
E non concede la parola a quelli che non hanno voce.
Il moderato non cambierà mai nulla.
Il moderato non risolverà il problema dell’inquinamento
Di Milano, non salverà i polmoni da settantenni dei bambini di 5 anni.
Il moderato non vi libererà dal traffico, dal milione
Di automobili spernacchianti che hanno trasformato la città
In una camera a gas.
Oggi sembra che non essere moderati sia un difetto o un delitto;
Oppure che sia un privilegio dei giovani.
Ma ci vogliono tanti anni…per diventare veramente giovani!
Milano, se la mia musica è troppo forte allora vuol dire
Che stai diventando troppo vecchia.
Nessun moderato ha mai fatto la storia
E nessun moderato ha mai preso un Nobel.
Io non sono un moderato!
Sarò un sindaco che rischia.
Perché credo che il rischio del cambiamento sia l’unica risposta
Corretta per chi investe il suo voto in un progetto per Milano.
Se scegliete di votare per me, rischiate molto…
Rischiate persino di trovarvi finalmente a vivere in una città migliore!
Dario Fo

"Così la Jihad sfrutta la democrazia", da Repubblica del 27/01/2006



Intervista rilasciata da Gilles Kepel (dirige il dottorato sul mondo arabo-musulmano all'istituto di studi politici a Parigi), all'indomani della vittoria elettorale dei terroristi di Hamas.

Sorpreso? No, quello che sta accadendo è l'effetto prevedibile della politica di Sharon.......Mahmud Abbas era diventato uno zombie, intorno a lui e all'ANP si era creato un grande vuoto di potere e credibilità. Hamas ha riempito questo vuoto. Le conseguenze adesso son imprevedibili......Di colpo sia Israele che Palestina si trovano con una leadership incerta.

PERCHE' ACCUSARE ISRAELE DI AVER CONDIZIONATO QUESTO VOTO? NON SI TRATTA PIUTTOSTO DI UNA RADICALIZZAZIONE INTERNA ALLA SOCIETA' PALESTINESE?
Hamas è riuscito a sposare due vocazioni, sociale e militare, entrambe molto importanti per la Palestina. Il matrimonio tra l'anima dedita alla carità e quella che organizza gli attentati suicidi è il segreto di questo successo politico. Ma senza la debolezza di Fatah non sarebbe stata una vittoria così schiacciante.

IL MONDO MEDIO-ORIENTALE SEMBRA PERO' ANDARE SEMPRE PIU' VERSO POSIZIONI ESTREMISTE, COME PER ESEMPIO L'ELEZIONE IN IRAN DI MAHMUD AHMADINEJAD
La stagione riformista in Iran si è conclusa perchè Khatami non aveva saputo coalizzare le classi più povere della società. Sono paragoni fuorvianti.

NON E' SCIOCCANTE VEDERE UN'ORGANIZZAZIONE TERRORISTICA PRENDERE IL POTERE?
Per quanto discutibile, dobbiamo ricordarci che i palestinesi giudicano in modo molto diverso i "loro" attentati suicidi da quelli di Al-Quaeda. Non dico che sia giusto. Ma occorre sapere perchè nel mondo musulmano è in atto un forte dibattito tra la Jihad locale, la guerra santa di Hamas in Palestina e quella globale di Al-Quaeda. E' un po' come la differenza tra i rivoluzionari stalinisti e Trotskisti.

LEI HA PARLATO DI "FITNA", LA LOTTA INTERNA ALLA SOCIETA' ISLAMICA
Le divisioni sono tante. Per esempio, Ayman Al Zawahiri ha chiesto ad Abu Musab Al Zarqawi di smettere di uccidere sciiti in Iraq perchè danneggia l'immagine di Al Quaeda tra i musulmani

STA DICENDO CHE AL QUAEDA E' PIU' DEBOLE? EPPURE E' DI POCHI GIORNI FA L'ULTIMO MESSAGGIO DI OSAMA BIN LADEN.
Da un anno ormai è Al Zawahiri la vera mente di Al Quaeda. Bin Laden ha voluto lanciare un segnale ai suoi seguaci per riaffermarsi come leader.

IL RISULTATO PALESTINESE CAPOVOLGE LE PROSPETTIVE: COME POTRA' ISRAELE CONTINUARE UN NEGOZIATO DI PACE CON CHI USA KAMIKAZE?
Credo che sia stato questo il più grave errore di Ariel Sharon: volere a tutti i costi indebolire il suo interlocutore. Lo stesso ritiro da Gaza, deciso unilateralmente e senza negoziato con l'ANP, è stata una mossa che ha fragilizzato Mahmud Abbas. Ovviamente l'ANP era sempre più impopolare per la sua corruzione.

DALL'OPPOSIZIONE AL GOVERNO. COME PUO' CAMBIARE HAMAS?
Si tenterà di trovare un accordo con Fatah per formare un governo di coalizione. Altrimenti la Palestina rischierebbe un isolamento internazionale insostenibile. La rivoluzione islamica in Iran ha potuto contare sul petrolio. La Palestina invece non ha niente: sopravvive grazie a finanziamenti dall'Europa e dai paesi petroliferi arabi.

PERCHE' HAMAS HA DECISO DI RENDERE "POLITICO" IL SUO MOVIMENTO?
La militanza armata adesso si combina con la democrazia. i Fratelli Musulmani hanno iniziato ad usare il voto democratico per raccogliere una legittimità politica. Si sono presentati alle elezioni in Egittto e adesso Hamas, che è il loro braccio locale, fa altrettanto nell'ambito di un rimescolamento delle intese internazionali.

OVVERO?
GLi USA cercano il modo di ritirarsi dall'Iraq. A Washington, il gruppo che è succeduto ai neocon, fatto di persone più realiste e meno ideologiche, ha deciso di appoggiarsi ai Fratelli Musulmani per tentare di stabilizzare la regione. L'alleanza non è sfuggita ad Al Zawahiri che ha definito i Fratelli Musulmani "lacchè" dell'imperialismo americano.

CERTAMENTE GLI USA NON POTRANNO MAI DIALOGARE CON HAMAS FINCHE' NON RINUNCERA' ALL'ATTIVITA' TERRORISTICA.
E' presto per trarre conclusioni. Dobbiamo aspettare di capire come questa vittoria elettorale cambierà Hamas e quali equilibri politici si formeranno.

CHE EFFETTO AVRA' QUESTO RISULTATO SULLE ELEZIONI ISRAELIANE?
Nel passato la matematica elettorale ha dimostrato che più Hamash è forte più cresce il Likud. Benjamin Netanyahu sfrutterà fino in fondo la paura che suscita negli israeliani l'ascesa al potere di Hamas: spera di replicare la vittoria del 1996, causata in larga misura dagli attentati kamikaze.

Una storia già sentita: le cosiddette democrazie occidentali si ritrovano interessate economicamente ai ricchi territori mediorientali, invadendoli con la scusa di "esportare la democrazia" (democrazia armata?)....quelle invasioni che hanno permesso negli anni 70 ai gruppi estremisti islamici di prendere il potere in Afghanistan, all'ascesa dell'ex-alleato contro l'Iran Saddam Hussein, dall'altro lato fomentando gruppi di estremisti religiosi che ora combattono. Tutto questo è giunto fino in Palestina e in Israele, dove la morte di persone innocenti dal 1948 ad oggi ha causato odio e rancori in una società che si sente invasa e impotente di fronte ad un esercito israeliano, foraggiato e armato come satellite USA, e che ancora non ha riconosicuto il diritto di esistere di un popolo inerme.
Mentre tutti noi aspiriamo ad una pacifica convivenza tra questi due popoli (dove pace significa, risoluzione definitiva e bilaterale di un conflitto ossia, creazione di uno stato di Israele e di uno stato Palestinese con capitale Gerusalemme est, con conseguente concessione delle terre invase nel 1967), la situazione si è inevitabilmente radicalizzata, e l'ascesa di Hamas, non è da imputare solo ad un popolo che ha mal votato, ma ad un intero scenario che vende coinvolte forze militari, politiche, economiche colpevoli di aver indirettamente e non estremizzato uno scontro orientandolo in una prospettiva fondamentalista islamica. Ora sarà difficile tornare indietro, come in Iraq, in Afghanistan, mentre la questione, quella non legata alla religione, ma alla sopravvivenza e dignità del popolo palestinese verrà sempre più accantonata e gli estremismi, da una parte Hamas, e dall'altra il Likud, la potranno fare da padrona impedendo a due grandi popoli di vivere in pace.

23 gennaio 2006

Gli intellettuali mi fanno schifo



Scusate, sarà pure uno sfogo stupido ma ho bisogno di scrivere.
Chi legge questo blog l'avrà capito. Gli snob mi stanno sullo stomaco e c'è un mondo che lo riflette in modo iperbolico: il cinema.
Penso che il cinema e la passione per esso rispecchino un po' il nostro carattere, almeno con me succede: sono un appassionato di lotta politica che gioca a fare l'intellettuale in registri linguistici informali e poco curati (dai, diciamocelo, thrash), in modo da non assomigliare troppo a quelli che mi stanno sullo stomaco, come detto prima, e non fare differenziazioni tra le persone con cui mi diletto a parlare - per me tutte valide, uguali, e dalle quali qualcosa da imparare c'è sempre.
In effetti i film che mi piacciono si possono dividere in due filoni:
1. Intellettualoide-impegnato
2. Thrash-comico-horror
E non mi vergogno di dirlo. C'è chi lo fa, purtroppo e sono questi individui il motivo delle mie incazzature.
Chi se la ride alla vista di un film di Abatantuono, ma lo fa di nascosto perchè si vergogna che la sua indole incontrollata gli faccia perdere l'aspetto da intellettualoide che da anni, magari, ha cercato di darsi, denigrando chi invece non si vergogna di divertirsi con cose di quesl tipo. "Comicità bassa, da risate ignoranti, thrash" dicono.
La risata. Cos'è la risata? E' la cosa più naturale e democratica del mondo: guardando un film ridi, se l'impulso naturale ti fa sbellicare, e non ridi se non ti fa ridere. Sembrerebbe facile, no? E invece ti si mettono di mezzo gli snob, i critici cinematografici, ma...cazzarola....
Cosa bisogna fare per diventare un critico cinematografico? Ve lo dico io: aver la faccia tosta di chiamare una sensazione naturale come il gusto, cultura, e darsi un connotato elitario e saputello. Non c'è nessun corso o nessuna scuola per essere dei buoni critici cinematografici. La passione per un film si basa sui gusti, e i gusti non si possono racchiudere in una categoria accademica o scolatica, perchè sono sensazioni personali.

E quanto mi dà fastido il tizio di turno che si copre di parole e paroloni per denigrarti se vai a vedere un film di Abatantuono, citandoti un Fellini o un Kusturica di turno; poi, ad un certo punto, hai il tuo momento di serietà (che a me succede ogni tanto), e scopri che i films citati per farsi bello non se li ricorda neppure, e l'ha detto solo ed esclusivamente per darsi un connotato "colto"? FASTIDIO.....

SE VOLETE RIDERE, NON VERGOGNATEVI.

CALCIO, POLITICA E TV



Adoro il calcio, penso sia lo sport più affascinante e vario al mondo, e offre la possibilità a tutti di poter giocare, essendo uno sport popolare.
Personalmente ho seguito e giocato a calcio a livello agonistico da quando avevo 7 anni, fino a 17. Ma adoro anche seguirlo da fuori, naturalmente.

1. AMO IL CALCIO MA NON AMO QUELLO CHE CI STA INTORNO.
Il mondo degli affari e delle televisioni si è impossessato sempre più di questo spettacolo: Giornalisti incompetenti, manager rampanti, giocatori, talvolta consapevoli di ciò usati come merce, ecc. E qui Venezia lo sappiamo benissimo. Imprenditori arrivisti senza minimo di rispetto hanno sfasciato la squadra della nostra città, Il Veneziamestre, condannandola al baratro della serie C2: a partire da personaggi loschi quali Zamparini, o il mafioso di cui non ricordo il nome, che ci ha fatto per l'ennesima volta fallire come società, il calcio qui da noi sta ritentando una gloriosa risalita.

2. AMO IL CALCIO-SEGUO LE PARTITE DI CALCIO. NON AMO TUTTO QUELLO CHE GLI STA INTORNO-NON SEGUO TUTTO QUELLO CHE GLI STA INTORNO(tranne naturalmente quello che è successo alla mia squadra veneziana, dato che, vivendolo in un certo senso sulla mia pelle di appassionato tifoso, ad un certo punto me lo chiedo perchè dalla serie B siamo andati a finire in C2).
Qualche snob, e la maggior parte solo per facciata, anti-conformismo, tende a denigrare il calcio = "Non mi piace il calcio, ci sono troppi soldi, troppa mafia"....STOP: il calcio è uno sport, quando guardi la partita non è che guardi le notizie della borsa, vedi 22 giocatori in un campo da calcio, OK? Cos'è, il calcio è uno sport da massa, una moda e tu sei contro la moda? Ma dai, ho 25 anni e la pubertà l'ho passata da un bel po'; a me lo spettacolo di una partita fa impazzire, se a qualcuno non piace, lo rispetto sicuramente, purchè non sia il solito finto-ribelle snob che adduce motivazioni fittizie. Tutti gli sport hanno uno sfondo di mafia, affari e soldi, forse il calcio di più, ma guardare una partita non è che mi faccia sentire un verme.

2. ODIO "CAMPIONI"
Avendo giocato a calcio, posso dire che i giocatori dilettanti sono veramente così, spacconi, arroganti e SCARSI. A quei livelli, ci sono una miriade di ragazzi che se ne fregano giustamente di andare in TV, per farsi vedere e continuano a divertirsi. Questo fa male al calcio, BOICOTTATE QUESTI PROGRAMMI.

3. ODIO CHI MI VIENE A DIRE "TIFI PER QUESTO, NO....E' LA SQUADRA DI....."
A parte il Veneziamestre, seguo le partite del Milan da quando ho 7 anni (prima che Silvio entrasse in politica). Ogni volta che mi viene detto con sfottò e disprezzo "tieni per la squadra di Berlusconi", mi cadono per terra le palle, e cusate per la parola "cadono". Ragazzi, il calcio è il calcio, la politica è politica: seguo il Milan, non Belrusconi. Ma cerco di inserirmi nella logica del vostro discorso: tifare Juve è forse più dignitoso?
JUVE: Moggi-Giraudo-Bettega-Agricola o quello pezzente di Lapo Elkann? Che differenza fanno con Berlusconi?
INTER: sapete che le azioni dell'Inter le possiede Tronchetti-Provera, un capitalista senza capitali che compra le aziende, mandandole in fallimento per saldare i suoi debiti di milioni di euro? Sapete che possiede il controllo di più aziende di Berlusconi, perfino?

Conclusioni: guardatevi una partita e non rompete le palle, snob del cazzo. La politica la si fa nelle strade (cosa che non fate qui a Venezia), non la domenica pomeriggio davanti alla tv. Buffoni.

21 gennaio 2006

IMPEGNO, LIBERTA' E QUALUNQUISMO A VENEZIA E MESTRE

E' molto difficile per i ragazzi veneziani e mestrini scendere in piazza. Due, a mio parere sono i motivi principali:
1. Il nord-est non è il centro o il Sud Italia: da un punto di vista strettamente legato all'impegno politico dei giovani, la nostra regione sembra rappresentare il qualunquismo giovanile, nella sua forma più infausta.
2. Un giovane che si sta un po' alla volta creando delle idee autonome non è aiutato in questo processo naturale dalle realtà locali, siano esse organi di partito o realtà totalmente antagoniste: si tratta di organizzazioni a mio parere non tanto migliori dei partiti che ci governano, chiuse e trincerate sulle proprie idee e incapaci proprio per questo di coinvolgere le "nuove leve" ai prorpio progetti, ordinati, se così si può dire, dall'alto, senza arricchirsi della brama di conoscenza delle persone. I ragazzi che, inizialmente, nutrono fiducia in questi progetti e si mettono in contatto con le realtà del veneziano, si ritrovano spiazzati e impossibilitati a creare autonomamente un proprio modo di vedere le cose e per questo si isolano e abbandonano il terreno della conoscenza, cercando magari interessi più futili e meno impegnativi.
Proprio per questo, nelle ultime settimane mi sto sempre più convincendo di creare un'organizzazione, degli incontri, dei concerti sul nostro territorio, indipendenti da qualsiasi realtà già presente nel veneziano, in cui siano tutti i ragazzi a realizzare i propri desideri di conoscenza su determinati argomenti politici, sociali, economici. Mi piacerebbbe che tutto questo permettesse alla nostra città di crearsi un'opinione, una volta per tutte, per allontanare il male del qualunquismo che ci attanaglia.
INSOMMMA: CI VUOLE LIBERTA', NON C'E' NIENTE CHE SI INSEGNA,SU QUESTE COSE SI PUO' SOLO IMPARARE

19 gennaio 2006

PIRATERIA

Presto, in giro per Venezia, in collaborazione con le realtà antagoniste locali, si terranno delle manifestazioni e concerti per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla questione della SIAE.
Purtroppo, per noi che suoniamo, la SIAE è un organo burocratico a cui inevitabilmente prima o poi andiamo incontro. Ma anche per chi ama la musica in generale la SIAE rappresente un ostacolo per la sua circolazione e.....per i nostri portafogli.
Mentre la musica viene burocratizzata, globalizzata, commercializzata, causando danni per quel che riguarda la libertà di "osare" di un gruppo, omologando al gusto della massa le proprie scelte musicali, i prezzi dei dischi continuano a salire e, contemporaneamente, la piarateria e la masterizzazione, uniche risorse possibili per poter fruire di un numero dignitoso di brani musicali, vengono demonizzate.
Occorre non farsi influenzare da detterrenti del tipo "La pirateria è un reato", o pubblicità furbe viste e riviste tramite i media nazionali.
Fino a quando non verrà messo un freno ai prezzi esorbitanti dei dischi, dei video, dei libri, continuate a scaricare, fotocopiare, masterizzare come avete sempre fatto, almeno questo servirà a voi per ascoltare buona musica, e alle grandi multinazionali, da "invito" a non arricchirsi con il nostro divertimento, venendo incontro alle esigenze delle persone e.......finalmente i gruppi si sentiranno più liberi di orsare e creare portare le loro idee nelle canzoni senza freni commerciali.

09 gennaio 2006

Eccolo reperito, come promesso!!!! Fate girare

Per vedere tutte le partite di calcio (Campionato e coppe) sul proprio PC in modo gratuito e soprattutto perfettamente legale basta andare sul sito www.coolstreaming.it e scaricare il programmino coolstreaming, sul sito troverete tutte le informazioni che vi servono.
Per vedere le partite basta poi avere Windows Media Player e Real Player e ovviamente una connessione internet.
Le partite si vedono abbastanza bene e più gente si connette e meglio si vedono!!!!!!!!!!!
E' una novità per cui avrà enormi margini di miglioramento.
Bene non vi resta che provare e soprattutto ditelo a tutti!

Vi piace il calcio? Vi piace la musica? Tutto costa troppo?



Vi piace il Calcio? Tutto costa troppo e non ve lo potete permettere? ....Internet ha tutto e gratis. Se avete la possibilità di reperire il numero de "L'Espresso" di questa (o la scorsa) settimana, c'è un articolo con dei link a siti da cui, scaricando gratis un programma, si possono vedere in diretta al computer tutte le partite della vostra squadra del cuore.....dedicato a SKY e al Digitale Terrestre.....mi raccomando, appena sapete i siti, mandateli in giro.....

08 gennaio 2006

IL MONDO SENZA MESTRE

GENNAIO 2006: ancora tutto come prima: vedo sempre le stesse cose da quando ho cominciato a suonare: Venezia-Mestre-Marghera, posto difficile per suonare punk, ska, metal, hc. Ma di gruppi validi ne ho visti e ne vedo a bizzeffe.
Perchè allora non emergono?
Personalmente, in modo diretto e indiretto, sono stato testimone della causa primaria di tutto ciò.
Vedo un sacco di gruppi promettenti di ragazzi di 14-15-16-17-18 anni essere giudicati "sbarbati". Ma perchè sbarbati? Beh, Qua a Mestre c'è una costante da anni che purtroppo, a suo tempo, aveva subito anche il sottoscritto: padrini autoproclamatisi tali) di una scena fittizia, invidiosi, di scarse vedute e poca esperienza, prevenuti che giudicano negativamente chiunque....fino al momento in cui lo sbarbato deciderà di prendere la "retta via degli adulti", suonando quello che a queste persone va bene. Ragazzi giovani si sentono giudicati negativamente e, amareggiati, rompono "spaventati" con i propri progetti che avevano iniziato con tanta caparbia e passione.....
Sembra di essere in un incubo: poi vado a suonare in giro, magari in una conversazione vengono menzionati questi "Maestri della venezia-punk" e non sanno neanche chi siano o me non me ne parlano troppo positivamente!!!!!
Sveglia, gente!!!!!!!!!!! Svegliaaaaaaa!!!!!! E' del giudizio di un millesimo di persone che avete paura? Fate quello che vi piace e pensate con la vostra testa!!!!! Se avete in mente dei progetti, non c'è nessuno che vi possa dire come realizzarli, siete voi che con l'impegno e la costanza li realizzerete, basta un po' di passione!!!!

Suono da quando ho 17 anni, ho suonato ska, punk, hc melodico, hc-old school. Mi piace ascoltare di tutto: ska, punk, reggae, folk, metal, new metal, hc, epic metal, thrash metal, ecc. Non ho mai giudicato una musica "da sbarbati" o non, perchè ritengo che ogni genere sia divertente e non da prendere troppo sul serio, a livello di stile di vita.
Amo la musica ma qui a Mestre è ci sono generi musucali che, non si direbbe, ma sono visti veramente una "MODA" o un "DIO IN TERRA": la loro concezione della musica= "vita adulta", il resto = adolescenziale, qualunquismo = vita adulta / impegno = adolescenziale, suonare davanti a 10 persone: vita adulta/ davanti a 1000: adolescenziale.....vabbè.....
Questo lo dico perchè io stesso mi sono sentito denigrare, bollare come sbarbato, perchè ho scelto con la mia testa di realizzare i miei progetti e per fortuna.........mi sono preso delle soddisfazioni enormi e ne vado fiero!!!!
Credo in valori che, possano piacere o no, voglio rispettare fino alla fine: credo nella libertà della musica, del messaggio impegnato che essa deve dare e non giudico chi la pensa in un altro modo, lo rispetto, ma pretendo che gli altri rispettino il mio modo di vedere le cose, senza invidie o sfide del cazzo.

Perciò vado avanti per la mia strada: mi piace pensare che i Talco siano 7 stronzetti che hanno miliardi di cose da imparare dalla vita e dalla scena musicale di cui fanno parte, ma che non hanno niente da insegnare, perchè ogni esperienza arricchisce una persona e non elimina le altre, continuando a fare di testa propria sono riuscendo a togliersi le proprie piccole soddisfazioni.....e mi sento di dire cosa ho capito dalle mie piccole esperienze, a chi magari abbia voglia di fare un gruppo qua a Mestre........se sono riusciti, (ripeto, pur avendo miliardi di cose da imparare) 7 persone qualunque a togliersi delle soddisfazioni, questo lo può fare chiunque, basta portare avanti i propri progetti senza ascoltare la nostra amata MESTRE, perchè la nostra amata MESTRE potrebbe vedere molto meno lontano di voi.

PS.: ringrazio Enrico KOB, Luca Gridalo Forte, i centri sociali che ci hanno ospitato, la Mad Butcher e la Germania, Mauro e il Punkitalia, ecc. che mi hanno fatto capire molte cose a livello musicale e non solo. E ringrazio i 6 Talco che suonano con me e che continuano a divertirsi solo ed esclusivamente grazie alla loro testona dura.

Dema

07 gennaio 2006

Sharon per la pace? Illusione o menzogna (da "Il Manifesto", 27 novembre 2005)


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Intervista rilasciata da Michel Warschawski, esponente pacifista israeliano, condirettore dell'Alternative Information Center di Gerusalemme:

Il rapporto della UE che accusa il governo Sharon di espandere gli insediamenti ebraici e il muro a Gerusalemme est per imperdire che la parte orientale, occupata, divenga la capitale palestinese e, così facendo, di rendere impossibile una soluzione negoziata del conflitto, si basa su fatti concreti e ben noti a tutti. Semmai è scandaloso che si tenti di accantonarlo e che non si imponga ad Israele un congelamento degli insediamenti premessa questa di una futura pace. Sharon ha annunciato più volte la determinazione sua e del suo governo di aumentare gli insediamenti a Gerusalemme est per rendere impossibile un compromesso e sarà questa la sua piattaforma per le prossime elezioni.

SHARON QUINDI SI PRESENTERA' ALL'ELETTORATO COME L'UNICO IN GRADO DI PORTARE A TERMINE L'ANNESSIONE DI GERUSALEMME EST E DI GRAN PARTE DELLA WEST BANK...
Certamente. Il suo obiettivo dichiarato è quello di completare l'accerchiamento di Gerusalemme est e quindi di incorporare in Israele l'intera area metropolitana della città che costituisce parte rilevante della West Bank.

FONTI DEL GOVERNO ISRAELIANO HANNO REAGITO CON DUREZZA AL DOCUMENTO QUASI FOSSE IL FRUTTO DI UN CERTO ANTISEMITISMO...
Nulla di nuovo. Purtroppo il governo Sharon, e non solo lui, è solito accusare di antisemitismo qualsiasi critica alla politica israeliana e qualsiasi azione concreta per un compromesso di pace. E' un atteggiamento assai grave dal momento che in tal modo si banalizza lo stesso antisemitismo e se ne sminuisce la pericolosità.

PURTROPPO QUESTA TENDENZA E' EMERSA ANCHE IN ITALIA...
In Europa c'è una tendenza generale ad assistere senza fare nulla ai progetti di Sharon, come il muro, e all'erosione delle stesse basi di una pace possibile. Le affermazioni su una soluzione di compromesso che rispetti in qualche modo i diritti dei palestinesi hanno lasciato il passo alla tendenza ad accettare la politica dei fatti compiuti e a formare accordi a livello militare ed economico che assolvono e rafforzano la politica del governo israeliano. Basti pensare all'appalto preso da una ditta francese, con il beneplacito del governo, per una sorta di metropolitana di superficie, parte integrante del tentativo di annettere a Israele la parte orientale di Gerusalemme.

QUALI POSSONO ESSERE LE RAGIONI DI QUESTA RINUNCIA DA PARTE DELL'EUROPA?
Innanzitutto c'è il tentativo di ricucire lo strappo con gli USA e quindi di non assumere alcuna posizione che possa creare tensione con Washington e con il governo israeliano. In secondo luogo ci sono forti interessi economici e, a questi collegati, il diffondersi di una tendenza politica ed ecomica neoliberista nella quale non c'è più posto per i diritti umani, le risoluzioni dell'ONU, le convenzioni di Ginevra, i diritti dei popoli.

COSA PENSA DEI RECENTI CONVEGNI DELLA "SINISTRA PER ISRAELE", E DELLA RIVALUTAZIONE DI SHARON COME UOMO DI PACE?
Non c'è dubbio che questa offensiva si stia sviluppando anche tra i progressisti, con l'obiettivo di allontanare il centro-sinistra e i DS dal campo di coloro che difendono i diritti dei palestinesi in modo che questi restino isolati con i gruppi più radicali, liquidabili più facilmente come antisemiti. Per quanto riguarda Sharon nessuno può definirlo come uomo di pace dal momento che lui stesso ha definito con chiarezza i punti del suo progetto annessionistico. Lo stesso ritiro da Gaza - ha sostenuto Sharon - è avvenuto senza alcuna trattativa con i palestinesi e allo scopo di "rafforzare gli insediamenti" e la colonizzazione della West Bank. Coloro che parlano di un progetto di pace di Sharon sono ciechi o, più semplicemente, mentono di proposito.

05 gennaio 2006

Senza peli sulla lingua


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La due-giorni del Punkitalia ci ha dato molte soddisfazioni personali. In Germania la scena ska, punk, o come la si vuol chiamare, va benissimo, lo avevamo già avvertito in tour ad ottobre: le sale si affollano e c'è chi, a differenza dell'Italia, è in grado come Mauro di organizzare al minimo dettaglio un festival in cui dividono il palco i migliori gruppi punk italiani. Ci ha fatto un enorme piacere sapere che una persona speciale come Mauro contava sulla nostra presenza; noi abbiamo cercato di fare del nostro meglio per non deludere la sua fiducia, il pubblico ci ha sostenuti e ha ballato sotto il palco, cosa che ci ha coperto di orgoglio e felicità, ricordandoci quanto dobbiamo come gruppo musicale alla Germania e a chi ci ha permesso di suonare in terra teutonica così frequentemente. Ma parlare bene di una serata praticamente perfetta, sarebbe l'ennesima descrizione del concerto che molti altri hanno già fatto meglio di noi, quindi.....
Purtroppo, anche in giornate perfette come queste, tirando le somme, si trova sempre qualcosa di non troppo positivo.
Essere troppo giovani e considerati "gruppo rivelazione 2005" (certo che a noi sbarbatelli fa veramente ridere leggere una cosa del genere) per un festival considerato dai gruppi invitati, come "un festival di vetarani della musica punk italiana" ha attirato nei nostri confronti due sentimenti opposti, per carità, non che ci sia stato detto ciò, ma spesso purtroppo si è capito. Ci siamo intrattenuti felicemente con molti gruppi che, molto umili e senza alcuna presunzione, hanno fatto conoscenza con noi, e noi con loro, dividendo due serate di battute, risate e divertimento puro. Dall'altro lato, purtroppo si è notata una certa supponenza, presunzione di chi vuole insegnare ai "bambini", dall'alto della propria esperienza, cosa voglia dire punk o cazzate varie, geloso della propria poltroncina d'onore. Chi addirittura non ha rivolto la parola a nessuno, tirandosela come non ho mai visto. Sinceramente, noi siamo sempre stati persone, forse ingenue, ma che amano molto socializzare con le persone, senza aprire futili sfide o parlare dall'alto al basso, concentrandoci solo sul dare sempre il massimo rispetto alle nostre capacità; beh, la cosa un po' ci ha fatto male, anche constatando che sul palco, qualcuno ha reso meno di quanto parlava, deludendo anche il pubblico accorso nel locale berlinese.
Purtroppo, senza fare nomi, perchè lo ritengo spiacevole e maleducato, tutto questo non si leggerà mai da nessuna parte, perchè la nostra scena italiana ha paura di sporgersi con realtà troppo in vista, è come a scuola: gli si dà il 6 politico (ho visto gente non muovere un dito in alcune esibizioni, anomalo per un concerto punk dove sono accorse più di un migliaio di persone).
Vabbè, dai, questo era solo uno sfogo, uno sfogo causato dalla scoperta, anche in una scena che io credevo "pulita", di arroganza e presunzione.

Un saluto a tutti i gruppi con cui abbiamo condiviso le gioie di quella due-giorni, e una speranza di essermi sbagliato su chi magari non ho compreso a fondo.

Buon 2006 a tutti


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Buon 2006 a tutti.

DA SX
Dema: lascia al 2005 i suoi ultimi capelli e si incammina verso la terza età.
Gesù: spera in un 2006 in cui gli cresceranno finalmente un paio di gambe
Simone: lascia al 2005 mezzo naso e un paio di denti
Nick il culo: lascia al 2005 la convinzione di non avere pochi capelli come Dema
Checco: naufrago nel 2005, nel territorio del Sacro Murano Impero, nell'atto di raggiungere terra a bordo di un preservativo ritardante.
Samba: non pervenuto: l'ultima volta che è stato sentito vagava per le strade di Parigi a bruciare automobili
Terrin: chiede al nuovo anno un essere vivente di sesso opposto al suo che non grugnisca

....E togliamoci qualche sassolino dalla scarpa

Estremisti, delinquenti. Chi scende in piazza ogni giorno a denunciare ingiustizie e scempi che da 60 anni caratterizzano la classe dirigente italiana e non solo, si è sentito spesso etichettare come tale.
C'è chi, più tenero, invoca l'accontentarsi del "meno-peggio", piuttosto che del demone Berlusconi, accusandoci di non "essre mai appagati".
Ma facendo così, a cosa si è assistito?
Certo, chi non vorrebbe Berlusconi al tappeto, sconfitto finalmente e abbandonato ai propri processi per evasione fiscale, corruzione, ecc. ecc.......
Ma dall'altra parte?
Vedo una sinistra annacquata, convinta erroeneamente che a suo tempo l'idea socialista di uguaglianza e libertà fosse rappresentata dalla dittatura sovietica. in fretta qualcuno se ne puliva le mani, "moderandosi" e rinnegando tutto quello in cui credeva, senza capire cos'era veramente il socialismo (forse solo un'idea, ma pur sempre da inseguire e, proprio perchè sinonimo di aspirazione all'uguaglianza, da non da mischiare con dittatura e terrore), mentre il vecchio PCI diventava PDS e poi DS, abbandonandosi al più cieco capitalismo senza scrupoli, culminato nella questione attuale dgli appoggi alle scalate (Unipol).
Ai tempi di Tangentopoli, il PCI, (pur non condividendo il sottoscritto alcuni punti che rispettava) poteva vantare per lo meno un rispetto dell'etica e della morale, senza le quali la DC si stava finalmente sfasciando.......e invece?
Ora ci troviamo con una sinistra falsa, malata solo ed esclusivamente per causa propria, una "sinistra" che ha abbandonato quella idea di uguaglianza e giustizia sociali che doveva esserle propria, che vanta tra le sue file anche residui di quella DC, di cui sopra, che tutti credevamo finalmente morta e stramorta.

Ora non pretendo di aver ragione, di avere detto "lo sapevo", non so se sono nel giusto, ma la cosa di cui sono sicuro, è che non mi accontenterò mai del "meno-peggio" e del compromessino: non sono un politico e, se devo andare a votare, devo votare per quello che credo rappresenti le mie idee di uguaglianza, giustizia sociale, diritti e libertà......chiamamolo socialismo o come diavolo vogliamo, ma se continuiamo a dar credito a queste losche figure, accontentandoci, queste losche figure non spariranno mai dalla scena politica.
Inormiamoci, informiamo e non facciamoci mai mettere i piedi in testa, bisogna far capire una volta per tutte che c'è bisogno di moralità e non del male minore...

"La sinistra, volendo abbandonare un'ideologia morta, ha confuso ideologia con ideale, lasciando morire con esso anche l'etica e i valori che dovrebbero caratterizzarla".

Sharon in fin di vita

Questa mattina ho appreso che il presidente israeliano Sharon si trova in fin di vita.
Quando muore un personaggio, solitamente le critiche si attenuano, specialmente se si tratta di una persona poco chiara come Sharon che vanta di numerose alleanze tra le cosiddette "democrazie" occidentali, tra cui anche l'Italia - le quali, nei telegiornali lo iniziano già a menzionare come "uomo di pace". Uomo di pace?
Non dimentichiamo le stragi di cui è stato accusato (sabra Chatila) nei confronti del popolo palestinese, e l'avversione che ha sempre mostrato fino a poco tempo fa per la creazione di uno Stato palestinese, alimentando il fuoco del terrorismo islamico si Hamas e mettendo gravemente in pericolo due popolazioni, quella palestinese e quella israeliana, che meritano di vivere in pace reciprocamente.
Non dimentichiamo che la striscia di Gaza vive in uno stato di completo caos, una terra di nessuno, mentre i coloni "evacuati" da questa, si trovano nella parte di Gerusalemme est e della West Bank tanto care al primo ministro israeliano. Questa la chiamiamo pace?
La pace è un valore incorruttibile, e avviene quando due interlocutori traggono gli stessi vantaggi e benesseri da essa, cosa che lo stratega economico Sharon non vuole assolutamente. La pace e l'etica vanno di pari passo e per questo mi sento di dire, pur rispettando la sofferenza per un uomo in fin di vita, che il premier Sharon non è un uomo di pace, almeno per la Palestina.

04 gennaio 2006

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Eccoci qui. Da oggi il blog dei Talco parte ufficialmente.
Periodicamente verranno inseriti dei post su tematiche, annunci e foto che hanno colpito la band in questi periodi.