05 gennaio 2006

Sharon in fin di vita

Questa mattina ho appreso che il presidente israeliano Sharon si trova in fin di vita.
Quando muore un personaggio, solitamente le critiche si attenuano, specialmente se si tratta di una persona poco chiara come Sharon che vanta di numerose alleanze tra le cosiddette "democrazie" occidentali, tra cui anche l'Italia - le quali, nei telegiornali lo iniziano già a menzionare come "uomo di pace". Uomo di pace?
Non dimentichiamo le stragi di cui è stato accusato (sabra Chatila) nei confronti del popolo palestinese, e l'avversione che ha sempre mostrato fino a poco tempo fa per la creazione di uno Stato palestinese, alimentando il fuoco del terrorismo islamico si Hamas e mettendo gravemente in pericolo due popolazioni, quella palestinese e quella israeliana, che meritano di vivere in pace reciprocamente.
Non dimentichiamo che la striscia di Gaza vive in uno stato di completo caos, una terra di nessuno, mentre i coloni "evacuati" da questa, si trovano nella parte di Gerusalemme est e della West Bank tanto care al primo ministro israeliano. Questa la chiamiamo pace?
La pace è un valore incorruttibile, e avviene quando due interlocutori traggono gli stessi vantaggi e benesseri da essa, cosa che lo stratega economico Sharon non vuole assolutamente. La pace e l'etica vanno di pari passo e per questo mi sento di dire, pur rispettando la sofferenza per un uomo in fin di vita, che il premier Sharon non è un uomo di pace, almeno per la Palestina.