29 gennaio 2006

L'EREDITA' DI KEN SARO WIWA, da ManiTese, dicembre 2005


Ken Saro Wiwa era un grande poeta, ma soprattutto in infaticabile attivista per i diritti umani. Un uomo che aveva deciso di lottare contro i soprusi che la Shell e il governo dittatoriale nigeriano stavano imponendo alla sua popolazione: gli Ogoni.
Con il suo impegno e la sua determinazione, Saro Wiwa fondò il MOSOP, il Movimento per la sopravvivenza del popolo ogoni. Il 4 maggio 1993, in occasione della giornata delle popolazioni indigene proclamata dalle Nazioni Unite, riuscì a far scendere per le strade dell’Ogoniland, sul delta del Niger, oltre 300.000 persone. Uomini, donne e bambini che, cantando canzoni di protesta, dichiararono la sussidiaria della Shell in Nigeria “persona non grata”. Un vero affronto per le elite politiche nigeriane, che fin dal boom del petrolio all’inizio degli anni ‘70 avevano considerato i giacimenti del Delta del Niger come una sorta di proprietà privata, da sfruttare a proprio piacimento. La Shell e le altre compagnie petrolifere, infatti, furono subito incoraggiate ad occupare il territorio, al fine di portare avanti le loro attività estrattive, senza peraltro pagare le dovute compensazioni ai legittimi proprietari o tenere in debita considerazione i possibili rischi ambientali.
Ken Saro Wiwa pagò con la vita la sua sfida al governo nigeriano. Dopo essere stato arrestato nel 1994, sulla base di ridicole accuse di omicidio, e aver subito un processo farsa, il 10 novembre di dieci anni fa Saro Wiwa fu impiccato nel cortile della prigione di Port Harcourt. Questo evento ha scatenato la più grande campagna globale della storia contro una multinazionale, la Shell.
Adesso Ken Saro Wiwa è un simbolo di tutte quelle popolazioni che si battono per rivendicare i propri diritti e per preservare le proprie terre dalla devastazione ambientale, prime fra tutte le altre popolazioni del Delta del Niger, ancora alle prese con le devastazioni socio-ambientali causate dalle tante multinazionali operanti nella zona, tra le quali spicca anche l’Eni.
Eppure lo scorso luglio, nei giorni del G8 tenutosi in Scozia, i paesi ricchi hanno chiesto alla Nigeria di estrarre più barili di petrolio, così da abbassare il prezzo del greggio. Secondo un recente studio, condotto da autorevoli Ong ambientaliste, dal titolo Drilling into Debt, l’aumento della produzione e dell’esportazione di petrolio per un paese in via di sviluppo comporta un considerevole accrescimento del suo debito. Il rapporto prova come, contrariamente al senso comune, un raddoppiamento del debito dei paesi produttori pari al 43% del loro Pil, e un incremento del servizio sul debito di ben il 31%. Prendiamo il caso della Nigeria: in base ai trend del passato possiamo prevedere che, qualora il governo di quel paese confermi la sua volontà di estrarre il 160% di petrolio in più entro il 2010, nei prossimi sei anni il debito nigeriano sia destinato a gonfiarsi di circa il 69% (pari a 21 miliardi di dollari).
Ma quali sono le cause di questo circolo vizioso? Sicuramente l’estrema volatilità del mercato del petrolio e il fatto che i paesi produttori tendano ad introdurre delle politiche fiscali errate, basate su una spesa eccessiva, e ad accedere massicciamente al credito messo a disposizione ben volentieri da parte dei creditori del Nord del mondo.
A questi fattori vanno aggiunti pure gli incentivi strutturali per gli investimenti diretti nel settore petrolifero forniti dalle istituzioni multilaterali e bilaterali, come la Banca mondiale e le agenzie di credito all’esportazione.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

E sfido chiunque per la strada a rispondere alla domanda "chi è ken saro wiwa" esattamente come molte moltissime persone resterebbero in silenzio se gli si raccontasse della storia della nigeria..
io stessa che in un corso di sociologia ho trattato l'argomento ne so poco niente.
siamo ignoranti e disinformati.
ci accontentiamo della pappa pronta, mille volte riscaldata della televisione italiana..
e non ci rendiamo conto che questo CONTINUA A SUCCEDERE ANCHE A CAUSA NOSTRA.

skar

domenica, 05 febbraio, 2006  

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