10 febbraio 2006

Società laica


Definirsi cattolici in un'epoca del genere lo trovo azzardato, anche perchè, se posso esprimere un parere su un argomento di cui sono un ignorantello, sono dell'idea che ognuno debba professare il proprio credo e la propria religiosità liberamente, senza dover rispondere ad un'istituzione che, nonostante tentativi di modernizzazione attuati soprattutto da Giovanni XXIII, si ritrova sempre in posizioni intransigenti nei temi che, sostengono, appartengano alla sfera religiosa, come aborto, matrimonio, ecc; tanto più con le voci autorevoli della Chiesa che si levano in questo periodo, vedi Benedetto XVI, o cardinal Ruini.
Posto il fatto che un parere, in una società che si professa libera e amante del prossimo, dovrebbe essere un fatto personale e non dovrebbe appartenere a nessun tipo di "potere", sia esso secolare o temporale, veniamo alla nostra presunzione di società laica.
Excursus: non mi sento propriamente un cristiano, non nell'accezione attuale del termine, che viene confuso con cattolico. Non credo in Dio, che significherebbe dover abbandonare la brama di sapere insita nell'uomo, per "credere" a qualcosa non dimostrato, un dogma, che renderebbe l'esistenza umana piuttosto effimera e sottomessa ad un'entità sconosciuta. Credo che il sapere dell'uomo sia illimitato e non debba essere condizionato da credenze tese alla superstizione (dove per superstizione si intende qualcosa che sta sopra di noi e a cui noi non possiamo credere se non fidandoci ciecamente).
Mi colpiscono due cose della religione cristiana: la figura storica di Gesù Cristo, un "intellettuale rivoluzionario", come mi piace pensarlo, ucciso per le sue idee libere, come Che Guevara, Giordano Bruno, Galileo Galilei, San Francesco, Matteotti. Come secondo, ma non nell'ordine, mi colpisce anche l'insegnamento che viene dato dal cristianesimo, "ama e rispetta il prossimo", un sentimento, che pur da ateo, cerco di rispettare sempre.
Dovrei quindi ritenermi un cristiano? Beh, in un certo senso si, perchè il messaggio che da il cristianesimo di rispetto per la libertà altrui rimanda al diritto di esprimersi, agire, pensare, senza naturalmente offendere che ti sta vicino.
Di conseguenza penso, riguardo alle vignette sull'Islam, che la libertà di stampa sia una conquista fondamentale della nostra società e vada salvaguardata, purchè non si riveli profondamente offensiva. In quel caso un religioso che si senta indignato ha tutto il diritto di manifestare il suo dissenso, ma non attravrso la violenza fondamentalista e superstiziosa.

E, guardandomi intorno, MI SENTO INDIGNATO.
MI SENTO INDIGNATO quando vedo una sorta di intransigenza cattolica nella nostra società che va contro gli insegnamenti stessi del credo cristiano: vedo la Chiesa istruire i fedeli su temi come il matrimonio, l'aborto, la fecondazione assistita che io ritengo temi laici che riguradano la libertà, il libero arbitrio e non un dogma a cui affidarsi. Vedo un cardinale orientare il voto di un referendum LAICO, DI UNA SOCIETA' LAICA, o un papa che si serve della sua presunta cultura (ha scritto un libro con Marcello Pera, e il suo assistente era Rocco Buttiglione, oh!!!!!), per "istruire"i fedeli contro l'aborto (battezzate forse i feti morti?), i matrimoni tra gay (Marcello Pera sostiene che i gay siano contro-natura, oh, ma se la natura gli ha "creati", come possono essere contro-natura?). Questa è la libertà e la cultura della Chiesa? Questa è una società libera perchè laica?
Ah, quanto rimpiango il buon Giovanni XIII, quanto vorrei che venissero valorrizzati i veri cristiani, grandi persone come i fautori della "Teologia della liberazione", ecc.
MI SENTO INDIGNATO quando un governo di un'aspirante società laica, abbia tra le sue filA, intransigenti che inneggiano alla Guerra Santa (Calderoli, tanto per fare un nome).
MI SENTO INDIGNATO, in quanto laico sognatore, e anche si, di sinistra ma che crede in valori come la libertà, il rispetto per il prossimo.
MI SENTO INDIGNATO indignato dal fatto che questi questi valori vengano invece egemonizzati da una Chiesa e da tutte le sue ramificazioni nella società, come l'AC, l'ACR, gli scout (e qui mi soffermo perchè ritengo tutto questo l'immagine di un insegnamento appreso e non acquisito liberamente: gli scout non imparano l'amicizia, ma la disciplina - una cosa completamente differente, perchè l'amicizia e la fratellanza sono sentimenti che acquisisci nella vita, non con l'imposizione di un'organizzazione gerarchica, con gravissime conseguenze nella vita di tutti i giorni, in cui amicizia, rispetto si confondono con "dovere di amicizia" e "dovere di rispetto".
Vorrei essere libero, come diceva Gaber: vorrei andare in una scuola senza crocifissi appesi alle pareti, non vorrei studiare la religione obbligatoria (riforma Moratti), ma mi farebbe piacere che chi non la pensa come me possa professare il suo credo senza essere intralciato dal mio, come adeso sta facendo la società con i laici come me; vorrei condannare ogni atto di integralismo islamico che mina la libertà delle persone, così come ogni integralismo occidentale, sia esso cristiano (lo stesso guerrafondaio Bush si ritiene un cristiano praticante...), o sionista (si sionista, non ebraico, sionista e terrorista dietro una facciata legale, come quello di Israele che continua ad uccidere).

VOGLIO UNA SOCIETA' LIBERA, LAICA E DOVE UN RELIGIOSO E' FELICE DI PROFESSARE LA PROPRIA RELIGIONE SENZA CHE ESSA INTRALCI LA LIBERTA' DEGLI ALTRI.
PERNSO SIA QUELLO CHE INSEGNAVA GESU' CRISTO, MICA KARL MARX.